Vivo un momento di riflessione sulle amicizie che mi sta appunto facendo pensare tanto a quelle che sono le vite degli altri.
Ho avuto modo di passare recentemente tempo con persone che considero amiche e Amiche, ma l’uso della maiuscola è stato a conti fatti l’unico dettaglio a renderle diverse. alla fine di queste ore passate insieme, ore in cui io ho dato nutrimento alla mia curiosità, per il loro mondo, i loro pianeti, perché voglio sapere tutto delle stelle che guardano la notte, dopo tutte queste ore io mi sono resa conto di non aver raccontato niente.
E questo mi ha reso tristissima.
E mi ha reso anche colpevole, perché il solo pensiero mi ha fatto sentire egoista.
Perché io sono così, non riesco a prendere su il telefono per raccontare le mie storie, penso sempre che gli altri abbiano delle vite diverse con problemi per loro maggiori. E allora le metto in un cassetto, le chiudo lì, le riapro nelle giornate di spleen come oggi.
E mi ha fatto sentire tristissima il pensiero che poco tempo fa io sono stata infelice, anche solo per qualche giorno, e non ho avuto il coraggio di dirlo a nessuno. Perché come ho avuto invece il coraggio di dire a qualcuno, è difficile deludere le aspettative di chi pensa che tu stia bene. È molto tanto difficile per me ammettere che a volte non si sta bene, in queste vite imperfette che amiamo.
E alla fine di queste ore con le amiche, io ero felice di averle fatte parlare. Perché io sono interessata a loro. Ma ho guardato da fuori le vite degli altri e per un attimo ho pensato “ma nessuno è curioso della mia trama?”.
Le piccole vanità di quelli che devono sempre farsi una domanda, e farebbero prima a farla agli altri.
Però una cosa la so: ci sono due persone che mi ascoltano. Sempre. E ho la presunzione di pensare che lo faranno sempre, non per chiedermi ora di un attimo di infelicità passata, ma con la delicatezza e il sentimento che li motiva ad essere anche, probabilmente, gli unici lettori del mio blog con i quali non sono sposata.
Vi voglio bene.