Bunny Boiler. 

Quando passo un po’ di tempo all’estero, una delle cose che mi piace di più è che magicamente capisco qualche parola in più dei testi delle canzoni. È come se l’orecchio si sintonizzasse su un’altra frequenza, e riuscisse a compiere quell’impresa che ogni tanto mi riusciva, alle medie, quando la Prof Luccarini mi diceva “tu sei in gamba perché pensi in inglese”. 

Inoltre, in questa settimana due fattori hanno ulteriormente perfezionato la mia sintonizzazione: l’aver passato le serate a guardare intere puntate di Friends (beh, e poi Magic Mike XXL, non che li però abbia ascoltato molto, ecco), e l’aver lavorato su un progetto importante con un omino che mi piace definire cockney, senza avere bene idea di come utilizzare questo termine, che per me significa uno della provincia che non parla l’inglese della Regina. Praticamente come uno di Quarto Oggiaro che dice due parole in milanese, e una in napoletano.

Beh insomma, questa settimana nel mio cineforum ho visto anche Attrazione Fatale, che incredibilmente in inglese si chiama Fatal attraction. E ho imparato da questo omino che il film fu un tale caso che venne coniato il termine bunny boiler proprio per indicare quelle persone che non si danno pace e arrivano a fare cose abominevoli perché non sanno accettare un basta. 

E pensavo a ciò che penso sempre, che è un mistero come l’amore arrivi e se ne vada in modo altrettanto misteriosi. E che conosco viole che sfioriscono, come lamentava Rino, e tu vorresti annaffiarle, ma in realtà loro hanno bisogno di esser concimate, e invece ricevono solo amaro diserbante. 

Pensavo alla mia dolce amica che oggi è andata a sognare davanti agli origami svizzeri, fragili come lei, e a quella gita impossibile, dopo la quale sono sicura che lei abbia pianto. 

Io per loro spero che arrivi un vento fortissimo, di quelli che ti ribaltano le sedie di plastica in balcone, e che però ti fa volare via anche tutta questa polvere velenosa.

E spero che questi amati non abbiano mai la malaugurata idea di comprare un coniglio ai loro figli. 

Ps. 

Sarà un autunno ambizioso, il Nostro. E ora torno dove ho lasciato il cuore.

E per salutare l’arrivo delle ambizioni autunnali, vi saluto con la mia non ambiziosa cena. 

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